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Georgina Spengler - Hortus conclusus                                                                                                                                           CLOSE


Per anni Georgina Spengler ha dipinto su tavolette di legno vortici d'aria e turbini di luce, alberi, foglie, nuvole, seguendo - soprattutto nella fase iniziale - l'affascinante richiamo della tradizione romantica dei paesaggisti inglesi, la trasfigurazione del paesaggio che Turner operava grazie alle grandi forze cosmiche. Queste tavolette si sono poi accostate formando assemblaggi secondo un principio geometrico di scomposizione geometrica regolare.

Oggi Georgina Spengler si presenta con una serie molto omogenea di opere che hanno in comune alcuni caratteri: lo spessore (effettivo o fittizio) del supporto, una sovrapposizione di stratigrafie elaborate attraverso stesure pittoriche e successive graffiature, strisciate verdi o dorate simili a velari che lasciano trasparire bagliori ed in prima superficie una decorazione a forte definizione cromatica. L'impianto esteriore è quello di uno spazio chiuso, circoscritto, caratterizzato da una forte valenza decorativa ma l'armonioso accordo tra I'architettura del dipinto e la spazialità espansiva puramente cromatica delle stesure e i successivi "nascondimenti", ne evidenziano invece un aspetto fortemente simbolico.  Aspetto simbolico chiaramente riferibile non più alla tradizione occidentale inglese, bensì a una cultura mediorientale, ancora tuttavia inscrivibile nella ricerca di partenza di uno spazio naturalistico.

I grovigli in superficie non ci sembrano più allora come elementi semplicemente decorativi, ma piuttosto naturalistici, pur nella loro astratta ripetitività.  Nella netta recinzione del dipinto intuiamo una sorta di giardino edenico che ci indica una forte componente della cultura islamica all'interno della quale la coltivazione delle piante era considerata un'attività sacra. La religione zoroastrica concepisce la terra coltivata protetta dalle divinità a differenza di quella incolta, abitata dai demoni. La rigorosità geometrica dell'impianto del quadro è di conseguenza riferibile all'assetto spaziale e architettonico del giardino regale orientale la cui struttura è rappresentata da un'area quadrata resa quadripartita dall'intersezione dei canali di irrigazione. Successive elaborazioni dell'area del giardino regale prevedono doppie piante quadripartite, nonché il terrazzamento dei dislivelli naturali e l'effetto decorativo dei giochi d'acqua: è come dicevamo la natura controllata, protetta dall'uomo ad esser considerata benevola con virtù addirittura terapeutiche, separata da quella esterna ostile e selvatica. La simmetria, la geometrizzazione delle forme, nella loro semplicità esprimono infine l'essenza divina della terra (il suo aspetto di terra mater) e, come luogo di benessere per eccellenza il giardino viene accostato al modello ideale del paradiso celeste. Il paradiso islamico - quello che in alcuni di questi spessori cromatici viene intitolato dalla Spengler MINGLE (mischiare, confondere, sovrapporre) -  è strutturato secondo uno schema che prevede otto giardini sovrapposti, a cui si accede attraverso otto porte. La ricorrenza al numero 8 non è casuale, ma sta volutamente ad esprimere una serie di valori simbolici che prima la tradizione cristiana (i battisteri a forma ottagonale), poi quella islamica ereditano da più antiche culture, probabilmente egizie. La cultura islamica tuttavia con il giardino/paradiso, raffigura la vita eterna da ottenere non dopo la morte ma durante la vita terrena: una sorta di superamento di una malattia psico-fisica per riottenere la perduta vitalità.

Ecco che i bagliori, le trasparenze ottenute mediante una serie di graffi, il gioco dei disegni di fondo che si mischiano con i segni di superficie, gli accenti dorati o bluastri, appaiono adesso come incassati  su più strati e immersi in un recinto murato all'interno dello spessore del dipinto, secondo un'architettura che rientra nel dominio della metafisica. Sullo strato più esterno di alcuni dei dipinti di questa serie è raffigurata una geometria piatta, una griglia senza punto di fuga, quasi una canalizzazione vista a volo d'uccello: "Vi saranno fiumi d'acqua incorruttibile e fiumi di latte dal gusto immutabile, e fiumi di vino delizioso a chi beve, e fiumi di miele purissimo. Ed ivi godranno d'ogni frutto, e del perdono ancora del Signore" (Sura XLVII, 15).


Enrica Torelli Landini